Abstract
A Giussago, nel cuore della Pianura Padana tra Milano e Pavia, sorge la prima Nature-based Solution Valley italiana, un luogo dove si combinano agricoltura rigenerativa e tecnologia, economia circolare e intelligenza artificiale per produrre modelli di sviluppo capaci di tutelare e valorizzare la natura, il territorio, l’industria, l’economia e la ricerca scientifica. Oggi questo progetto si chiama “Simbiosi”, ma fino a qualche anno fa era nota come NeoruraleHub: qui, grazie a evolute tecnologie agri-tech, sono state ricreate le stesse condizioni di fertilità del suolo e di biodiversità della pianura padana originaria.
Back To Nature è una serie fotografica che ripercorre l’esperimento naturalistico di Simbiosi e le ricerche dell’Innovation Center Giulio Natta di Giussago. La storia fotografica si focalizza sulla naturalizzazione dell’area “Cassinazza”, sull’adozione dei sistemi di intelligenza artificiale per la gestione delle risorse naturalistiche ed energetiche, e sulle diverse start-up votate alla sostenibilità che operano e fanno ricerca all’interno del centro.
BACK TO NATURE
Simbiosi: ritorno alla natura
Era il 1996 quando l’azienda agricola NeoruraleHub decise di andare in controtendenza al paradigma dell’agricoltura intensiva dedicando 400 dei suoi 1700 ettari alla natura. Quell’anno si avviò un lungo esperimento di naturalizzazione di un’area, a seguito di lunghi studi della biodiversità e del suolo, per trasformare distese di campi agricoli stanchi e sfruttati in un’area verde a immagine della pianura padana preistorica. Era il 1996, infatti, quando l’ingegnere Giuseppe Natta – figlio del premio Nobel per la chimica Giulio Natta – e Piero Manzoni iniziarono a modificare quello che, fino ad allora, faceva assomigliare l’Alto Pavese a un “deserto agricolo”, espressione di una classica quanto omologata agricoltura intensiva in cui la mano dell’uomo aveva progressivamente smantellato le tracce paesaggistiche della “Campagna Soprana”, come era definita fino all’Ottocento la vasta zona compresa fra il capoluogo pavese e il perimetro meridionale della provincia di Milano.
Il progetto – oggi ribattezzato “Simbiosi” – è durato circa vent’anni e l’area della Cassinazza è stata rigenerata attraverso opere di ingegneria naturalistica come la creazione di canali, siepi, aree umide, marcite, vasche di laminazione, aree di filtraggio naturali ed è stata ripiantata con la vegetazione tipica della Pianura Padana con quasi due milioni di piante. Il terreno ha così potuto rigenerarsi ed ospitare la fauna e la flora originaria che, oggi, si è andata a riprendere quegli spazi da cui, nel corso dei secoli, era stata allontanata.
Nature-based Solution
Piero Manzoni è il cofondatore e CEO di Simbiosi. Ha numerose esperienze manageriali alle spalle e racconta come è nato questo progetto: «Volevamo ricostruire un’area come era nel Medioevo, perché eravamo convinti che ritornando alle condizioni originarie della natura anche il terreno avrebbe avuto enormi benefici. Nel 1996 iniziammo con una sistemazione delle aree, con una gigantesca opera di piantumazione, con la realizzazione di canali, con il ridisegno di zone umide ad acque basse, e altri ad acque alte. Abbiamo fatto crescere siepi, fragmiteti [cioè zone in cui crescono le elofite, piante che popolano le zone paludose, n.d.r.], marcite [una tecnica di coltura che prevede di irrigare un campo con acqua risorgiva per tutto l’anno, n.d.r]. Tutto come gli studi ci hanno indicato dovesse essere questa zona».
La natura, lasciata a se stessa, è stata quindi capace di prosperare da sola senza più alcun intervento umano e, ad oggi, è stato misurato un aumento della biodiversità del 153% (Fonte: Biodiversity Data Journal 2013; Simbiosi). Tantissime specie di uccelli, mammiferi e insetti sono ritornati a popolare il panorama padano e ora si contano più di 36 tipi di libellule e più di duemila specie vegetali.
La decennale iniziativa di naturalizzazione dell’area rientra nelle Nature-based Solutions (NbS) recentemente definite dall’Unione Europea come delle soluzioni indispensabili per la sostenibilità e per le sfide causate dai cambiamenti climatici: «[…] soluzioni ispirate e supportate dalla natura, efficienti in termini di costi e al tempo stesso in grado di portare benefici ambientali, sociali ed economici e di generare resilienza. Soluzioni di tal genere contribuiscono a portare più, e più diversificata, natura, oltre che le caratteristiche e i processi tipici della natura, nelle città e nei paesaggi attraverso interventi adattati al contesto locale, efficienti nell’uso delle risorse e il più possibile sistemici» (Fonte: European Environment Agency).
Environmental Field Margin
L’esperimento positivo dell’area naturalizzata è stato trasformato poi in un modello di business agricolo e applicato nei campi coltivati del distretto: è la tecnologia dell’Environment Field Margin (EFM) che ricrea le condizioni ambientali originarie della zona geografica di riferimento al bordo dei campi coltivati, dedicando il 10% della parte arabile alla natura. La tecnologia dell’EFM permette di creare una barriera ecosistemica al perimetro dei campi che tende a difendere le colture stesse, eliminando l’utilizzo di insetticidi, incrementando la produttività e la qualità del coltivato e riqualificando l’architettura del paesaggio. Come spiega la stessa Simbiosi: «si tratta di elementi complessi e integrati formati da fasce boscose, radure inerbite con fiori e zone umide che hanno l’obiettivo di concentrare in uno spazio molto ristretto ecosistemi diversi e ricchi di ecotoni, in grado di sviluppare rapidamente elevati livelli di biodiversità vegetale e animale. In questo modo l’attività agro-ambientale si limita a occupare il 10/15% della superficie dedicata alla coltivazione, portando con sé i vantaggi naturalistici e paesaggistici già rilevati nell’esperimento del distretto e la possibilità di essere replicata in moltissimi altri casi».
Adam & Eva: l’AI per la gestione delle risorse ambientali e industriali
Basta una passeggiata tra le aziende e i campi agricoli del distretto per intuire quanto le nuove tecnologie siano state decisive per i diversi modelli di business che si sono sviluppati a partire dal lavoro di riqualificazione ambientale del territorio. Lungo i margini dei campi e al loro interno ci sono decine di stazioni meteorologiche avanzate e sensori installati nel terreno per il monitoraggio continuo dei parametri vitali. «La digitalizzazione ha avuto un ruolo decisivo nello sviluppo del nostro progetto» spiega Vincenzo Della Monica, marketing manager di Simbiosi».«Abbiamo disseminato un gran numero di sensori nei campi agricoli che raccolgono dati utili a controllare diversi parametri ambientali, come la qualità dell’aria e la concentrazione delle polveri sottili, dati sull’umidità del suolo e la quantità di acqua, in modo da efficientare l’impiego di acqua e delle risorse nutritive» continua Della Monica.
Al centro della gestione che combina tecnologia e digitalizzazione c’è l’utilizzo di sistemi di intelligenza artificiale che convergono all’interno di Adam & Eva, una piattaforma per il controllo e la gestione delle risorse energetiche e naturali del processo produttivo agricolo e industriale.
Il modello Adam & Eva – racconta Mauro Lamberti, Head of Technology di Simbiosi – «lavora con un sistema di algoritmi auto adattivi (machine learning) ed è costituito da due funzioni che lavorano in coppia. Il modulo “Eva” acquisisce i dati di consumo e le grandezze di processo dal campo e, attraverso una piattaforma cloud, li mette a disposizione dell’utente in tempo reale per controllare, istante per istante, il flusso delle risorse e il loro andamento attraverso grafici e tabelle. Le informazioni acquisite vengono poi trasmesse al modulo “Adam” che elabora i dati ricevuti da Eva e sviluppa le azioni necessarie per massimizzare i rendimenti e ridurre i consumi delle risorse naturali».
Adam & Eva trova una collocazione efficiente anche in altri settori industriali della filiera, dove lavora in sintonia con altre applicazioni digitali create da Simbiosi per rendere più sostenibili i processi produttivi e ottimizzare le risorse energetiche e ambientali. È il caso di iChiller un sistema innovativo per la produzione di acqua gelida in diretta che, senza l’utilizzo di glicole propilenico o altri agenti chimici, evolve i sistemi tradizionali di vasche del ghiaccio in cui occorre portare i fluidi vettori frigorigeni oltre i -10 °C, evitando un grande dispendio di risorse e l’immissione in atmosfera di tonnellate annue di anidride carbonica.
L’Innovation Center “Giulio Natta”: start-up in simbiosi
Grazie alle risorse derivate da accordi con fondi venture e dal family office dei fondatori e dal network di investitori, grazie ai team di Innovazione Tecnologica e di Ricerca e Sviluppo e grazie alla struttura di management, che vanta una pluriennale esperienza nel campo della sostenibilità in gruppi internazionali e società quotate, l’Innovation Center Giulio Natta rappresenta un catalizzatore di attori dell’innovazione nei campi dell’economia circolare e delle Nature-based Solutions. All’interno di una cascina dei primi del Novecento restaurata le startup spaziano dall’agri-tech all’intelligenza artificiale, dalla promozione dell’economia circolare fino al riutilizzo di materie di scarto e consacrano l’Innovation Center Giulio Natta come un centro di eccellenza votato alla sostenibilità.
Nell’Innovation Center convivono diverse aziende che hanno scelto il distretto come sede per fare innovazione. Tra queste ci sono MKM Cube, che guarda al futuro della raccolta dei rifiuti urbani producendo cestini “intelligenti” alimentati ad energia solare che compattano i rifiuti massimizzando lo spazio e i percorsi di raccolta; Planeat.eco, che offre ad aziende e consumatori pause pranzo anti-spreco, con kit in contenitori compostabili di ingredienti già divisi in porzioni e pronti alla cottura; Smush Materials per la creazione di packaging 100% naturale e biodegradabile grazie al micelio, l’apparato radicale dei funghi che viene coltivato in un substrato ricavato dagli scarti di lavorazione del riso e dai sottoprodotti industriali agroalimentari in materia prima.
